Peter Kolosimo: il mistero era il suo mestiere.

Posted on novembre 18, 2012

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Peter Kolosimo: il mistero era il suo mestiere (Secolo d’Italia, Domenicale, 18 novembre 2012)

Prima di Voyager e di Mistero, prima di Graham Hancock e di Zecharia Sitchin c’era Pier Domenico Colosimo, in arte Peter Kolosimo. Modenese, classe 1922, il prossimo 15 dicembre ricorre il novantesimo della sua nascita. Scomparso ventotto anni fa, Kolosimo è stato il precursore di ogni investigatore dell’ignoto. Ha esposto le sue tesi in moltissimi libri che ad oggi vengono ancora ristampati. Non c’è argomento non conforme che non abbia toccato: archeologia misteriosa, ufologia, esobiologia, alchimia, analisi degli stati di coscienza, criptozoologia e altri ancora. La sua prima pubblicazione risale al 1959, Il pianeta sconosciuto, opera più volte aggiornata ora edita da Mursia. Il pianeta sconosciuto è la Terra. Kolosimo scriveva «Il nostro è un pianeta che un attimo di irriflessione c’indurrebbe a definire conosciuto fino alla noia. Molte risposte, invece, sono suggellate da un punto interrogativo più avvincente di una suspence siderale». Continenti perduti, mondi e abitanti del sottosuolo, alieni, animali da bestiario medioevale, costruzioni nel polo sud lunare; Kolosimo indagava su ogni stravaganza concepibile, la approfondiva e ne rimaneva lui per primo affascinato. La sua penna era quella di un affabulatore consumato, il tono quello di un intrattenitore brillante. Provocava il lettore ponendo domande scomode al limite dell’assurdo, per un attimo si mostrava scettico poi faceva un repentino dietrofront: riportando citazioni di scienziati spesso tanto misteriosi quanto i temi che trattava, citando resti archeologici e documenti ammuffiti di antiche civiltà, finiva con il rendere verosimile l’incredibile. Era di certo un sognatore, un narratore di favole, ma non un ingenuo né un ciarlatano. Evitava le teorie estreme, mostrava di possedere una cultura vasta e multidisciplinare. Forse scriveva perché aveva bisogno di credere egli stesso al mondo del meraviglioso e dell’immaginario, desideroso com’era di trovare una spiegazione razionale ai misteri che lo irretivano. Sarebbe un grave errore, va detto, dipingere Kolosimo come un briccone che si divertiva a raccontare fole ai sempliciotti. Nessun sempliciotto leggerebbe mai un libro di Kolosimo e tra le molte dubbie teorie pur presenti nei suoi testi, il modenese spesso colse nel segno. Ne “Il pianeta sconosciuto” raccontava del mare d’Albienne, un giacimento d’acqua presente sotto il Sahara dai trecento ai milleduecento metri di profondità, esteso per 600mila chilometri quadrati. Ebbene sotto il Sahara Orientale (Libia ed Egitto), fino a ben oltre i 500 metri di profondità, esiste davvero l’Acquifero Arenario Nubiano, un bacino d’acqua dolce del volume di circa 150mila chilometri cubi. L’Unesco afferma che i giacimenti idrici sotterranei nelle Americhe, in Africa e in Eurasia equivalgono a circa 100 volte il volume d’acqua dei fiumi e dei torrenti di tutto il mondo, una riserva per decine di migliaia d’anni. Kolosimo l’aveva scritto. Alla stessa maniera dovrebbero leggersi tutte le sue affermazioni: con il beneficio del dubbio, lasciando aperta la possibilità che dicano il vero. Nello stesso libro affermava che l’umanità sarebbe presto arrivata su Marte, spiegando in dettaglio in che modo e che il viaggio sarebbe durato otto mesi. Sappiamo che il rover Curiosity è atterrato sul pianeta rosso il 6 agosto di quest’anno dopo esattamente otto mesi! Dunque, perché restare scettici ad ogni costo di fronte ad altre e ben più intriganti teorie descritte da Kolosimo? Vi sono segni del passaggio sulla Terra di esseri venuti dallo spazio? L’alchimia è solo una facezia? Cercano di dare risposta a queste domande “Non è terrestre” (1968; premio Bancarella 1969) e “Polvere d’inferno” (1975). In “Terra senza tempo” (1964) Kolosimo provò, tra l’altro, a ipotizzare la reale esistenza in tempi remoti dei mitici giganti. Il film di Christopher Nolan “Inception” (2010), dove si compie un’incursione nel mondo dei sogni lucidi e che ha avuto enorme successo al botteghino, non deve forse qualcosa a Guida al mondo dei sogni (1974) del nostro? Peter Kolosimo diresse anche una rivista mensile nei primi anni Settanta, Pi Kappa, che in copertina riportava le materie «archeologia misteriosa, parapsicologia, astronautica, ecologia, esobiologia». Insomma, Kolosimo antesignano delle più recenti riviste Hera, Fenix, Nexus New Times. Il suo lascito è grande e molti hanno proseguito lungo la strada da lui tracciata, perché ciò che non si vede è sicuramente più avvincente di ciò che si vede. Soprattutto oggi.

Mauro Scacchi

Posted in: SECOLO D'ITALIA