Ecco “Come nasce un cavaliere”. Il fantasy d’esordio di Diego Romeo.

Posted on febbraio 14, 2013

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Come nasce un cavaliere_CronacaQui 14022013_Scacchi

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Come nasce un cavaliere (Diego Romeo; Caosfera Edizioni, Torri di Quartesolo – Vicenza 2012; pp. 232, € 19), recensione su CronacaQui, 14 febbraio 2013

Quando si pensa ai romanzi fantasy epici, dove si prediligono saghe complesse e personaggi curati in dettaglio, vengono subito in mente “Le cronache del ghiaccio e del fuoco” di George R. R. Martin. Quando si vuole far riferimento a un fantasy pieno di magie e mostri è d’obbligo citare l’epopea di “Dragonlance” di Margaret Weis e Tracy Hickman. Diego Romeo, nato a Napoli nel ‘76 ma che vive e lavora a Roma, è riuscito a fondere il respiro epico di Martin con l’approccio più fiabesco e ludico della coppia Weis-Hickman (nota ai giocatori di Dungeons & Dragons). Il romanzo d’esordio di Romeo s’intitola “Come nasce un cavaliere” (Caosfera, 2012), primo volume delle “Cronache delle Lande Percorse”. Romeo ha avuto il coraggio, viste le ritrosie dell’editoria nostrana nel dare spazio a nuovi nomi, di creare una trama ambiziosa sfruttando elementi classici. In “Come nasce un cavaliere” si narrano le gesta di Hurik Van Gotten, Cavaliere del Drago d’Oro e Chierico dell’Ordine della Luce Inestinguibile: un paladino del bene. Nel presente si sta per combattere l’ultima grande battaglia tra l’esercito dell’Impero, baluardo di giustizia di cui fa parte il Generale Hurik alla guida della Legione Testa d’Ariete, e le oscure forze dell’Antagonista. La mente del Generale torna al passato e tramite questo espediente ci viene raccontata la vita dell’eroe, le imprese che lo forgiarono e le persone di cui incrociò il cammino: il burbero nano Odin, l’elfo Lomallin e soprattutto il suo mentore, Karl, uno spirito nobile che ama la gente comune e disprezza gli inutili sfarzi di corte. Lo stile di Romeo è potente e impegnativo: il suo linguaggio è volutamente arcaicizzante al fine di catturare l’attenzione del lettore conducendolo in un mondo dal sapore mitico. Se “Eragon” di Christopher Paolini era una bella storia con molte cose già viste, l’italianissimo Romeo ci regala una geografia alternativa descritta in modo più maturo, da esplorare con maggior pazienza ma anche con più soddisfazione.

Mauro Scacchi

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